The Passenger - Ferite balcaniche - Puntata di martedì 18 Febbraio 2025
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00:00:00Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
00:00:30La Bosnia ancora oggi è divisa tra varie entità territoriali che rispondono alle
00:00:39varie etnie presenti nel paese che un tempo si facevano la guerra ovvero quella bosniaca,
00:00:44quella serba e quella croata. Una divisione questa a frutto degli accordi di Dayton che
00:00:50posero fine alla guerra in questo paese condannandolo però all'eterna divisione.
00:00:56Noi ci siamo recati nella Repubblica Spurska, una regione autogovernata dai serbi ed emblematica
00:01:02di un tessuto sociale e politico frammentato come quello bosniaco.
00:01:07A un certo punto la guerra in Bosnia finisce con gli accordi di Dayton. Tu come hai reagito
00:01:17agli accordi di Dayton e soprattutto quegli accordi sono stati giusti per la Bosnia,
00:01:22hanno portato veramente qualcosa di utile alla Bosnia oppure non sono stati proprio
00:01:28bilanciati tra Bosnia e Serbi? A Dayton la Bosnia è stata divisa in due parti,
00:01:42quella occupata dalle nostre armate e quella occupata da quella serba. La nostra si chiama
00:01:49Repubblica di Bosnia ed Erzegovina ed è il 50% del territorio, l'altro 50 è Repubblica Spurska.
00:01:57Non è giusto questo perché per entrare a fare parte dell'UE non va bene, quando loro hanno
00:02:04problemi fanno casini, quando noi abbiamo problemi li facciamo noi. È così che è andata negli ultimi
00:02:1027 anni, chiunque voglia crearli può farlo e i politici non sono in grado di prendere decisioni
00:02:17per via di queste divisioni. L'ONU o altre formazioni internazionali non possono fare
00:02:23altro che parlare, a volte risolvono qualcosa ma sai 27 anni di divisioni iniziano ad essere
00:02:31tanti. 27 anni di divisioni e di conflitti anche culturali mai sopiti, divisioni evidenti
00:02:39anche solo spostandosi di pochi chilometri. Arrivati a Sarajevo abbiamo subito preso la
00:02:48macchina per dirigerci verso Bagnaluca, quindi verso il capoluogo della Repubblica Spurska.
00:02:55Andando per strada abbiamo incontrato già due enclave, una bosniaca, quella di Sarajevo,
00:03:01e poi subito quella croata. Ce ne siamo accorti nei pressi di Vitez, una città che abbiamo
00:03:07incontrato andando verso Bagnaluca, ci siamo fermati in un ristorante e ci siamo resi conto
00:03:13del fatto che il menù in realtà offriva delle pietanze per lo più croate. Poi per strada
00:03:19abbiamo visto questa bandiera, non propriamente una bandiera serba né tantomeno bosniaca. Questa
00:03:26è la riprova del fatto che spostandosi di pochi chilometri, in questo caso di 50 chilometri,
00:03:31tutto può cambiare a livello di tradizioni anche culinarie e soprattutto di lingua,
00:03:37delle divisioni etniche che tuttora nel 2024 permangono e che ovviamente descrivono
00:03:45quella che è la storia più recente di questi luoghi. Il disegno di una storia fatta di
00:03:57combattimenti e di commorbamento purtroppo anche su edifici civili sono evidenti ancora
00:04:03oggi nel 2024. Siamo sempre sulla strada per arrivare a Bagnaluca e ci sono dei palazzi,
00:04:10come vedete alle mie spalle, che ancora oggi purtroppo mostrano a chi passa su queste strade
00:04:16i segni, i segni di fucilate e ancora, come in questo caso addirittura, di colpi di mortaglio.
00:04:24Questi palazzi sono stati poi messi in sicurezza, ma questi segni sono stati lasciati e ovviamente
00:04:32queste sono ferite nel cemento, sono cicatrici sul cuore di tutte quelle persone che hanno
00:04:38vissuto quei giorni fatti di sangue, quei giorni fatti di combattimenti tra le varie
00:04:44etnie che compongono oggi il tessuto sociale di un'apposta università ecomina veramente
00:04:50qui in Parigata, da questo punto di vista frammentata, mi verrebbe la dire, anche nelle
00:04:57idee, idee che poi si ripropongono anche in politica con vari partiti che portano in Parlamento
00:05:02le istanze di Bagnaluca e di Bosnia. Su questi palazzi, installati nel club bosniaca, c'è
00:05:11addirittura il segno dell'SDP che è il partito bosniaco oggi in Parlamento.
00:05:20Abbiamo arrivati a Bagnaluca, quello che è la capitale della Repubblica spersca oggi,
00:05:40che un tempo era invece il centro economico e culturale della comunità serba in Bosnia.
00:05:47Bagnaluca è stata fondata nel 1400 circa, il suo nome, Ban Luca, deriva da Ban Luca
00:05:55che vuol dire la valle del Ban, che è appunto la valle che percorre tutta questa zona, di
00:06:02Luca, del principe Luca che ha fondato la città. Negli anni è stata poi invasa da
00:06:07vari fattori, da vari imperi, tra cui anche l'impero ottomano e questo ovviamente ha
00:06:13fatto anche la multiculturalità di Bagnaluca. Multiculturalità però che è stata messa
00:06:18in discussione negli anni 90 nel conflitto per la Bosnia, soprattutto tra il 92 e il
00:06:2595 dove Bagnaluca si è trasformata nel centro operativo delle forze, non solo della Repubblica
00:06:33spersca, ma in generale di tutti i combattenti serbi che volevano contendersi il territorio
00:06:39con i bosniachi e con i croati bosniaci. Da qui partivano ad esempio le spedizioni
00:06:46verso sud, verso Sarajevo e non solo, anche i jet che sono stati poi abbattuti dalla Nato
00:06:52nell'operazione The Night Flight. Oggi è la seconda città più grande e importante
00:06:58della Bosnia, conta circa 200 mila abitanti ed è una città anche molto viva, molto giovane,
00:07:03una città che vuole guardare al futuro nonostante un passato fatto di sangue e di distruzione.
00:07:10Distruzione che è ancora evidente in alcune aree della città, soprattutto per via del
00:07:16fatto che questa multiculturalità storica ad oggi non c'è più. Sono pochissime le
00:07:21moschee, sono tante le chiese ortodosse, la maggior parte della popolazione è di etnia
00:07:25serba e questo ovviamente è il risultato di una vera e propria pulizia etnica negli
00:07:32anni 90.
00:07:44In Bagnaluca, così come in tutta la Bosnia, il conflitto è stato etnico, ma anche religioso.
00:07:50Infatti a scontrarsi c'erano i bosniaci di etnia serba di fede ortodossa e i bosniacchi
00:07:57che erano slavi convertiti nel tempo all'Islam, che si sono scontrati per lo più nelle enclave
00:08:06bosniacche, quindi parliamo soprattutto di Sarajevo e d'intorni. Ma il conflitto c'è
00:08:11stato anche qui a Bagnaluca, prima del 1992 infatti erano 16 le moschee, qui a dimostrazione
00:08:19del fatto che comunque prima convivevano musulmani, ortodossi e anche cristiano-cattolici
00:08:27di etnia croata. Dal 1992 tutto è cambiato, sono state distribuite 16 moschee e ne sono
00:08:34state ricostruite pochissime. Questa è una di quelle che oggi è stata ricostruita nel
00:08:41tempo e che ospita ovviamente i pochissimi rimasti di religione, di fede musulmana e
00:08:48di etnia bosniacca. Ancora oggi il tessuto sociale di Bagnaluca è per lo più di etnia
00:08:55serba e lo si può vedere camminando nelle strade e nei mercati, anche quanto effettivamente
00:09:02la popolazione si avvicina ad un ideale serbo, ad un'idea di Serbia e a volte di grande
00:09:08Serbia con una vicinanza culturale anche alla Russia di Vladimir Putin. Camminando nei mercati
00:09:15abbiamo visto infatti dei souvenir ineggianti sia a Tito ma anche a Putin e addirittura
00:09:22alla Wagner. Venendo invece a Bagnaluca, percorrendo la strada, giusto per fare un esempio
00:09:28eclatante di quello che è un mix culturale e religioso, abbiamo visto nell'arco di pochissimi
00:09:33chilometri cimiteri ortodossi, cattolici e anche musulmani. Veramente nell'arco di pochissimo
00:09:40spazio queste culture oggi si fondono, un tempo purtroppo si facevano una guerra dal
00:09:47sentore di genocidio.
00:09:49La fede ortodossa per i serbi e per i bosniaci di etnia serba è un motivo di nazionalità
00:10:13e di nazionalismo, lo è stato durante i conflitti in tutta l'ex Jugoslavia e in tutti
00:10:20i Balcani e lo continua ad essere tuttora, tant'è che questa chiesa alle mie spalle,
00:10:25la chiesa di Cristo Salvatore al centro di Bagnaluca oggi è un vero e proprio simbolo
00:10:30per tutti i bosniaci di etnia serba, è una delle chiese ortodosse più antiche di tutti
00:10:34i Balcani e anche più cara a tutti gli ortodossi balcanici. Si trova in un'area comunque importante
00:10:43di Bagnaluca, in centro accanto al palazzo presidenziale e a Palazzo Bansco che è uno
00:10:48dei palazzi più antichi e anche più eleganti di tutta la città, ospita tantissimi eventi
00:10:55culturali e anche internazionali. Curioso notare però che accanto a questi palazzi
00:11:01e di fronte a questa chiesa importantissima si trovano anche dei palazzi in ricostruzione
00:11:10e questa è un po' la doppia anima se vogliamo, non solo di Bagnaluca ma di tutta la Bosnia,
00:11:15un paese che ha avuto un passato difficile ma che comunque vuole continuare a sognare,
00:11:21a sognare in grande.
00:11:29Queste divisioni si ripropongono in tutta la Bosnia, anche a Sarajevo.
00:11:34Ti voglio chiedere oggi come vivi la nuova Bosnia, quella dopo la guerra, quella dove
00:11:41comunque vivono anche i bosniaci di etnia serba. Ecco, è tornata la Bosnia ad essere
00:11:46multiculturale o ci sono delle divisioni pesanti ancora oggi?
00:11:52Noi viviamo meno uniti di come era prima della guerra perché i serbi hanno lasciato Sarajevo.
00:11:59Siamo stati una città multietnica per 450 anni.
00:12:04Ora no, non mi interessa di che religione sei.
00:12:09Se sei un uomo buono sei un uomo nel bene.
00:12:13Se tutti comunque andando in chiesa, in moschea o in sinagoga ascoltassimo veramente Dio
00:12:20capiremmo che la prima regola è non uccidere la gente.
00:12:23Durante i secoli le persone si sposavano tra etnie e religioni diverse.
00:12:30La gente non interessava molto di ciò.
00:12:33Ora comunque Sarajevo è multietnica ma non come prima e ci sono dei problemi con alcune
00:12:40famiglie che hanno avuto un ruolo attivo nella guerra.
00:12:45Hanno ucciso bambini o i genitori di chi ora è giovane.
00:12:49Quindi è un po' differente rispetto a prima della guerra.
00:12:53Ma comunque Sarajevo rimane una città multietnica.
00:13:19Tutte le strade si sa portano a Roma e noi quelle strade le percorriamo senza paura.
00:13:44Benvenuti ad una nuova puntata di The Passenger.
00:13:47Oggi lo avrete capito vedendo degli spezzoni del nostro ultimo viaggio in Bosnia.
00:13:52Parleremo di Balcani, torneremo in questa regione che ad oggi sembra essere molto divisa
00:13:59ancora da un punto di vista politico sociale con le proteste che abbiamo raccontato anche
00:14:04martedì scorso in Serbia e poi da un punto di vista di geopolitica con gli investimenti
00:14:11che si fanno sempre più importanti in vari paesi.
00:14:13Allora ripercorreremo le nostre tappe nei paesi chiavi di questa penisola.
00:14:20Kosovo, Serbia, Bosnia e ancora Romania.
00:14:24Bene, siamo partiti dalla Bosnia, adesso ci richiamo invece in Kosovo.
00:14:33Nuovo giorno, nuovo giro.
00:14:35Oggi andremo verso la parte nord di Kosovo, quella contesa con la Serbia.
00:14:41Andremo a Mitrovica, poi anche a Banska dove c'è un monastero nel quale si sono sparati
00:14:47dei kosovari e dei filoserbi proprio qualche giorno fa.
00:14:50Ci sono stati quattro morti, pensate.
00:14:52Bene, andando per la strada verso Mitrovica ci sono dei memoriali dell'IGK,
00:14:59il Movimento di Liberazione del Kosovo.
00:15:03Tantissimi ragazzi hanno dato la vita per liberare il Kosovo dalla morsa fino a serba.
00:15:11Eccone uno per esempio qui, Zakir Pajitiz, è un ragazzo che evidentemente ha dato la vita
00:15:19per l'IGK, per la liberazione degli albanesi kosovari che oggi viene ricordato così
00:15:24sulla strada per Mitrovica, nel luogo dove probabilmente è morto,
00:15:28nel luogo dove probabilmente ha combattuto.
00:15:33Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
00:15:44Ovviamente usciti da Pristina il paesaggio cambia totalmente,
00:15:49un paesaggio sicuramente che parla anche di degrado e di povertà molto più della capitale.
00:15:56Sulla strada oltre ai memoriali abbiamo visto anche tante bandiere albanesi,
00:16:00bandiere kosovari ovviamente e anche dell'UGK,
00:16:03e anche un mega murales con tutti i leader dell'UGK,
00:16:08tra cui Ashultaki che è stato l'ultimo presidente albanese e adesso sta in cancere
00:16:16perché con l'UGK ha commesso dei crimini di guerra che non potremmo dire.
00:16:23Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
00:16:28Ed eccoci arrivati finalmente a Mitrovica, più precisamente a Mitrovica Sud,
00:16:33perché è bene distinguere Mitrovica Sud da Mitrovica Nord,
00:16:37perché questa città è nettamente divisa in due parti, in due anime, in due popoli.
00:16:43La parte sud è kosovara albanese, la parte nord è kosovara serba.
00:16:49Le due parti spesso, troppo, entrano in conflitto anche con sparatorie
00:16:55e in mezzo c'è la KFOR, la Forza Nato, che è nata proprio per evitare
00:17:01che qui ci siano dei conflitti accesi troppo di frequente,
00:17:05per evitare che ci siano ovviamente anche troppi morti.
00:17:07Andremo al ponte che divide le due parti e che è l'unico ponte
00:17:11che unisce la parte albanese a quella serba presidiato dai carabinieri italiani,
00:17:16presidiato dalle truppe Nato.
00:17:19Questa è una delle piazze principali di Mitrovica Sud, la parte albanese,
00:17:23tra l'altro la parte dove vive la maggior parte della popolazione di Mitrovica,
00:17:29sono circa 80 mila abitanti, 60 mila sono albanesi kosovari,
00:17:33vivono nella parte sud, soltanto 20 mila abitano nella parte nord,
00:17:37che tra l'altro è anche la parte più povera della città,
00:17:40dove l'Occidente non è riuscito ad investire.
00:17:43Qui c'è nella piazza principale addirittura un KFC,
00:17:45quindi l'Occidente investe nella parte meridionale,
00:17:48non in quella settentrionale, dove tra l'altro gli abitanti
00:17:52non sono aperti anche agli investimenti da parte degli occidentali.
00:17:56Vedete alle mie spalle una gigantografia di un eroe kosovaro albanese
00:18:02e non solo, tanti martiri delle guerre degli anni 90,
00:18:07dei primi due mila di qui di Mitrovica, alcuni di loro dell'UGK.
00:18:13Vedete sventolare anche una bandiera kosovara,
00:18:16cose che non vedremo nella parte nord, è incredibile come la stessa città
00:18:22riesca a rinchiudere l'anima del conflitto serbo-kosovaro.
00:18:28Siamo stati alla parte nord, è incredibile vedere come un ponte divida questa città,
00:18:41ma in generale due paesi.
00:18:43La parte nord è totalmente differente dalla parte sud,
00:18:46le scritte sono in cirillico, sono in serbo, la gente parla serbo
00:18:50e si paga col dinero serbo e anche in euro,
00:18:53sapete che in Kosovo si paga in euro anche se non fa parte dell'eurozona,
00:18:59ma si paga in euro perché l'hanno deciso loro in maniera unilaterale
00:19:04di utilizzare l'euro come moneta per fare gli investimenti.
00:19:09Abbiamo mangiato vicino al ponte di Mitrovica,
00:19:12ma non prima di aver fatto una chiacchierata con i carabinieri italiani di stanza
00:19:17che fanno parte del KFOR e ci hanno spiegato che la situazione è tranquilla
00:19:23anche se qualche scintilla ci potrebbe essere, soprattutto dal punto di vista dei simboli,
00:19:27non bisogna fare simboli albanesi, non bisogna fare simboli serbi,
00:19:30anche se poi mentre stavamo lì è passato un convoglio per un matrimonio
00:19:35e ci hanno fatto il simbolo serbo ovviamente suonandosi.
00:19:38Abbiamo mangiato vicino al lì, abbiamo mangiato in una specialità di queste zone,
00:19:44questo là è una specialità di carne, una casserola con patate, devo dire, ottima,
00:19:50e poi l'insalata questo là è anche speciale insieme alle zucche.
00:20:04Adesso siamo sulla strada per il monastero di Banska dove qualche giorno fa
00:20:09c'è stata una sparatoria dove sono morti dei paramilitari serbi e un membro della polizia kosovara.
00:20:20L'atmosfera devo dire è abbastanza tesa, quel monastero tra l'altro è un punto importantissimo
00:20:27per il kosovo serbo perché lì era sepolto il re Stefano,
00:20:35infatti quel monastero è dedicato al re Stefano che fu il vincitore della battaglia della Piana dei Merli,
00:20:43o meglio colui che partecipò alla battaglia della Piana dei Merli tra l'impero serbo e l'impero ottomano,
00:20:50simbolo ovviamente serbo che rivendica il kosovo poiché la Serbia ha combattuto nel Medioevo con il re Stefano
00:21:00per scacciare nemici musulmani che oggi ovviamente sarebbero gli albanesi.
00:21:07Passando nella parte nord si vedono le zeta di supporto alla Russia per l'invasione russa nei danni dell'Ucraina,
00:21:15si vedono targhe serbe, targhe coperte, la questione delle targhe è stata una scintilla che ha acceso il fuoco della ribellione
00:21:26proprio sul ponte di Mitrovica qualche tempo fa quando vietarono le targhe serbe in kosovo
00:21:32e ad oggi ancora c'è chi le sfoggia ma anche chi le copre per evitare ovviamente i problemi con la legge.
00:21:57Questo è il monastero di Banska dove qualche giorno fa c'è stata questa sparatoria,
00:22:03per arrivare qui è un contino di poliziotti kosovari militarinato, qui è come vedete qualche giorno fa c'è stata l'assalto.
00:22:27Eccoci qui dopo l'ennesimo posto di blocco siamo arrivati di fronte al monastero di Banska purtroppo è chiuso
00:22:34ovviamente dopo i fatti di qualche giorno fa, dicevamo questo monastero è importantissimo per la cultura serbo-kosovara
00:22:43perché qui dentro era seppellito il re Stefano, infatti questo monastero è dedicato a lui,
00:22:48il re Stefano che vinse la battaglia della Piana dei Merli che si traduce in Kosova,
00:22:55appunto il Kosovo prende il nome da quella famosissima battaglia, è un simbolo per tutti i serbi che pensano
00:23:01e che credono ancora oggi che il Kosovo in realtà abbia una storia più serba che albanese,
00:23:07perché poi le persone di etnia albanese sono arrivati dopo l'invasione ottomana
00:23:14che ha seguito appunto la battaglia della Piana dei Merli.
00:23:18In questo monastero c'è stata questa sparatoria, sono arrivate 30 persone, 30 paramilitari,
00:23:24non si capisce se effettivamente serbi o filoserbi, cioè kosovari-serbi ancora, ci sono delle indagini in corso,
00:23:31è morto un poliziotto kosovaro, sono morti tre paramilitari, ripeto le indagini sono tutte in corso
00:23:39ed è da capire quanto siano stati finanziati da Vucic, dal suo governo e dalla Serbia in generale, da Belgrado.
00:23:45Venendo qui c'erano dei cartelli addirittura con Vucic, bandiere che inneggiavano la Serbia,
00:23:50l'atmosfera devo dire è molto tesa ancora oggi, vedete, ci sono i segni di quanto è accaduto qualche giorno fa,
00:23:57è stato rotto il cancello, ci sono state delle esplosioni, esplosioni anche di arma da fuoco
00:24:02che appunto hanno riacceso la tensione tra i serbo kosovari e i kosovari di etnia albanese.
00:24:13Comunque per ora sembra tutto ancora sotto controllo, ma veramente la tensione a Mitrovica in queste aree è palpabile,
00:24:22si sente nell'aria, mi racconta uno dei kosovari che i serbi provano a prendere dei villaggi qui al nord,
00:24:29villaggi che sono comunque filoalbanesi per cercare di rendere questa parte il più serba possibile.
00:24:38Allo stesso modo però accade a sud dove ci sono delle enclave filoserbe dove gli albanesi hanno cercato a più di prese
00:24:44una convivenza pacifica e poi senza riuscirla a trovare con le tensioni anche che si sono susseguite al nord,
00:24:50insomma sono partite delle leggi per evitare che ci fosse una sorta di serbizzazione, passatemi il termine,
00:24:56anche delle enclave serbe venendo qui, le macchine non hanno le targhe coperte,
00:25:03questo perché il governo kosovaro ha deciso di vetare le targhe serbe, anche se molti mettono gli adesivi filoserbi.
00:25:21E allora questi erano i segni della storia per una parte fondamentale del Kosovo,
00:25:29quella del Kosovo settentrionale legata a doppio filo alla storia della Serbia,
00:25:33ma noi con le nostre telecamere siamo stati anche nella capitale serba, una volta capitale della Jugoslavia,
00:25:41parliamo di Belgrado, Belgrado che ancora oggi ha dei segni evidenti della sua storia,
00:25:47una storia fatta di divisioni etniche e sociali, segni questi ben evidenti nelle sue piazze,
00:25:54nelle sue strade, nei suoi palazzi e nei volti di chi quegli anni li ha vissuti, allora richiamoci proprio lì.
00:26:17Belgrado ha raggiunto la sua indipendenza nei secoli, anzi nei millenni, purtroppo attraversando tante guerre,
00:26:24infatti sotto alla fortezza di Parco Kaliningrad c'è la fortezza di Belgrado,
00:26:31la fortezza di Belgrado, la fortezza di Belgrado, la fortezza di Belgrado,
00:26:36la fortezza di Belgrado, la fortezza di Belgrado,
00:26:42sotto alla fortezza di Parco Kaliningrad c'è un museo, un museo delle armi,
00:26:49dove sono esposte un po' di tutto, sono esposti cannoni, obici, carri armati, anche missili,
00:26:57sono armi dell'Unione Sovietica, anche panzer tedeschi, armi della Jugoslavia,
00:27:05e non solo. Pensate, Belgrado è stata distrutta e ricostruita ben 144 volte,
00:27:13o almeno quello che ci racconta la storia e la leggenda di questa fantastica città.
00:27:20In ogni caso il rapporto con le armi è molto stretto perché non si può dimenticare
00:27:26quello che ha sofferto il popolo serbo per raggiungere la sua indipendenza.
00:27:34BELGRADO
00:27:39BELGRADO
00:27:58Sono tanti i simboli del comunismo jugoslavo che però sono cambiati nella loro natura.
00:28:05Alla mia spalla c'è l'Uskas Shopping Center che sorge sotto alla Torre d'Uska
00:28:11che era all'epoca della Jugoslavia la sede centrale del Partito Comunista Jugoslavo.
00:28:18Oggi è stato riconvertito a centro commerciale, quindi un passaggio da un'economia centralizzata
00:28:25ad un'economia di mercato che è stata radicale, che è ben visibile anche oggi
00:28:30in questi simbolismi architettonici.
00:28:35PIAZZA TERRAZIE
00:28:53Ci troviamo a Piazza Terrazie, una delle piazze iniziali di Belgrado
00:28:58nel senso che quando questa città non era ancora infantisticamente sviluppata
00:29:03gli ottomani hanno iniziato a portare l'acqua al centro della città, proprio da qui.
00:29:08Infatti Terrazie si rifà alla terrazza che gli ottomani avevano costruito qui
00:29:12per poi far scendere l'acqua verso i quartieri più popolari di Belgrado.
00:29:16Si riconosce per questo hotel, l'Hotel Muska, che è distinguito grazie alle sue ceramiche verdi
00:29:23uno dei pochissimi hotel risparmiati dai bombardamenti della Nato del 1999.
00:29:29A proposito di bombardamenti, adesso andremo a visitare il palazzo della televisione jugoslava
00:29:36rimasto come simbolo di quei bombardamenti che sono stati veramente devastanti.
00:29:42Adesso ci andiamo.
00:29:53Il palazzo della televisione jugoslava
00:30:11Questi palazzi sventrati ancora oggi hanno fatto la storia,
00:30:16una storia turpe che purtroppo riguarda anche la Nato.
00:30:22Tra il marzo e il giugno del 1999 le forze dell'alleanza atlantica,
00:30:28tra cui anche l'Italia, ha bombardato Belgrado.
00:30:31Ha bombardato Belgrado per porre fine a tutto ciò che stava accadendo in Kosovo,
00:30:37a tutto ciò che stava accadendo nei Balcani ormai dal 1990.
00:30:42Delle bombe che hanno messo effettivamente un punto,
00:30:46però causando migliaia di vittime civili
00:30:49e purtroppo distruggendo parte di questa meravigliosa città che è Belgrado.
00:30:55Questi edifici rappresentavano il palazzo della TV di Stato,
00:31:01la TV di Stato jugoslava e poi serba
00:31:04che hanno svolto un ruolo cruciale nella propaganda
00:31:08prima di Tito e poi di Slobodan Milosevic
00:31:13e rimarranno così per ricordare a tutti quei disastrosi bombardamenti,
00:31:19quel disastroso anno per la Serbia che fu il 1999,
00:31:24un punto intriso di sangue per una guerra che ha vettuto tantissime vittime
00:31:32e che purtroppo ha registrato anche dei genocidi.
00:31:35Qui è dove tutto è finito,
00:31:37tra poco ci recheremo invece in uno dei punti simbolo di dove tutto è iniziato.
00:31:42Piccolo spoiler, c'entra il calcio, c'entra lo sport.
00:31:47Tra i punti bombardati in città rimangono anche l'ex ambasciata cinese e l'ex ministero dell'aviazione.
00:32:16Nel parco dell'amicizia poi vi è un monumento voluto da Slobodan Milosevic
00:32:34per celebrare una fantomatica vittoria contro la Nato.
00:32:46E sotto a Zemun vi è l'isola degli uccelli,
00:32:48da qui partirono i bombardamenti della prima guerra mondiale su Belgrado.
00:32:54Ma a Belgrado i segni della storia si vedono anche con la street art,
00:32:58con questi murales che celebrano delle eroine degli eroi serbi.
00:33:03I segni di questa storia, le cicatrici di questa storia,
00:33:07quella della disgregazione della Jugoslavia,
00:33:09una disgregazione che ancora oggi pesa sul tessuto sociale delle popolazioni balcaniche,
00:33:15però non si vedono soltanto camminando per le strade di Belgrado,
00:33:19in generale delle città principali dei Balcani,
00:33:22ma anche e soprattutto negli stadi.
00:33:24Spesso si dice che il calcio, lo stadio,
00:33:27altro non è che la vetrina di quello che pensa un popolo.
00:33:32E allora noi siamo andati a vedere delle partite di calcio
00:33:35negli stadi più importanti dei Balcani.
00:33:38Siamo partiti dal Kosovo e siamo andati a vedere il Pristina,
00:33:43la squadra della capitale.
00:33:45Lì abbiamo visto dagli striscioni,
00:33:48parlando con la gente che popola gli spalti,
00:33:51ecco che le divisioni etniche, sociali e politiche
00:33:54si possono anche vedere, si ripercorrono anche proprio lì,
00:33:59sugli spalti dove si urlano anche a gran voce.
00:34:02Dopo essere stati al monastero ortodosso di Banska,
00:34:05siamo tornati a Pristina per l'altra faccia religiosa del paese, del Kosovo,
00:34:10quella musulmana, quella anche se vogliamo più influente,
00:34:13più presente sul territorio.
00:34:15Siamo in una strada piena di moschee
00:34:18e quella alle mie spalle è la più importante di tutto il Kosovo
00:34:21e anche la più antica di tutti i Balcani.
00:34:24Parliamo della moschea di Fatia del 1461.
00:34:28Non è un caso il fatto che si trovi a due passi dalla strada di UGK,
00:34:36la strada in onore dell'esercito di liberazione del Kosovo,
00:34:40dove tra l'altro c'è il quartier generale dei veterani di guerra dell'UGK.
00:34:46Ricordiamoci che l'UGK erano soprattutto filoalbanesi e di fede musulmana,
00:34:52quindi è stata una guerra, quella degli anni 90, anche religiosa.
00:34:57Ma adesso rimanete qui perché tra poco andiamo allo stadio
00:35:02a vedere la partita tra Pristina e Balcani.
00:35:05Balcani che è uno dei villaggi che nel 99' ha subito una pulizia etnica
00:35:11per mano dei serbi, sono morti 430 civili
00:35:15e oggi Balcani è rimasto fedele al suo orientamento filoalbanese,
00:35:24un orientamento che è importante anche riportare nel calcio nelle squadre balcaniche
00:35:29che ovviamente vedono nel calcio una terra di scontro
00:35:33anche per ritrovare le proprie origini e per far valere quelle che sono le proprie idee
00:35:39ma anche le proprie religioni.
00:35:45Prima di arrivare però allo stadio, che tra l'altro è lo stadio in cui gioca la nazionale Cosovara,
00:35:50ci siamo fermati in questo forno e abbiamo preso una specialità Cosovara, la filia se non sbaglio,
00:35:56essenzialmente è pasta sfoglia, molto buona, calda, con vicino il formaggio,
00:36:03questo è il formaggio che abbiamo preso.
00:36:06Allora se vedete l'atmosfera delle grandi occasioni, stiamo entrando allo stadio,
00:36:10c'è una fila immensa, noi abbiamo preso i biglietti per la curva,
00:36:13andremo con i supporters del Pristina, con gli Ultras.
00:36:17A portarci allo stadio è stato arduo,
00:36:20abbiamo fatto un po' di tassi, abbiamo fatto un po' di tassi,
00:36:23abbiamo fatto un po' di tassi, abbiamo fatto un po' di tassi,
00:36:26abbiamo fatto un po' di tassi, abbiamo fatto un po' di tassi,
00:36:29andremo con i supporters del Pristina, con gli Ultras.
00:36:33A portarci allo stadio è stato Arton, che abbiamo conosciuto lì a Pristina.
00:36:37Stiamo andando allo stadio a vedere Pristina-Balcani.
00:36:40Suareca, è la partita più importante dell'anno.
00:36:46Molto importante, per vincere il campionato a Cosovo.
00:36:51Ed è una rivalità.
00:36:53Sì, è un derby, speriamo che vince Pristina.
00:36:57Vinceremo Pristina!
00:37:21Come ti chiami?
00:37:23Tigre.
00:37:25Il suo nome è Tigri.
00:37:28Tigri è come il tigro.
00:37:31La tigra, la tigra.
00:37:32Aspetta, aspetta che ti fanno vedere l'altro giro.
00:37:34Pristina.
00:37:36Pristina.
00:37:37Pristina, questo è il capo ultra del Pristina.
00:37:42Pristina, quello è il grande squadro.
00:37:45Bellissimo, bellissimo.
00:37:46Pristina.
00:37:47Ah, vedete, è l'Aquila Albanese.
00:37:50Sceptare, sceptare.
00:37:55E dal capo ultra del Pristina Calcio abbiamo appreso che Plisat è il nome della curva del Pristina.
00:38:02Plisat è il capellino tipico degli Albanesi e che ovviamente nasconde una storia filo-albanese della curva, della capitale del Cosovo.
00:38:13Andiamo là!
00:38:26In questo video stanno parlando della guerra tra Serbia e Cosovo, così, del 99.
00:38:34Dicono, già eravamo nel 99, ci siamo anche ora, se la guerra ci sarà.
00:38:42Stavi dicendo Plisat è la curva.
00:38:46Plisat è la curva dell'imposteria.
00:38:48Plisat vanno ogni partita nazionale Albania quando gioca.
00:38:52Dappertutto.
00:38:53Dove vanno?
00:38:54Pure in Italia.
00:38:55Pure in Italia, dappertutto.
00:39:03Allo stadio abbiamo poi conosciuto Nash, uno dei tifosi più famosi in tutta Pristina perché va allo stadio dal 1965.
00:39:12Ci ha raccontato la sua storia pensata è stato ferito in guerra nel 99.
00:39:24100 anni, hanno fatto la festa di...
00:39:27Di 100 anni.
00:39:46C'era un giocatore che, poi tu conosci il giocatore,
00:39:49C'era un giocatore che veniva di Montenegro, si chiamava il cognome Batrovic,
00:39:55e lo hanno cambiato il nome, l'hanno fatto Bari.
00:40:02C'erano tutti i maglioni quando era anche il tifosi di Pristina,
00:40:05ma anche tanti tanti anni fa, stiamo parlando di 30 anni fa.
00:40:09Alla bellissima istituzione FAK Serbia,
00:40:12comunque curva caldissima, devo dire, il match ovviamente è incredibile,
00:40:17stanno uno a uno, ma lo stadio è esploso.
00:40:20Si sono scoppiati col centeno.
00:40:22Si sono scoppiati, lo stadio è esploso, noi ci siamo versi proprio in mezzo,
00:40:25adesso ci siamo fermati un attimo, perché sta finendo il primo tempo.
00:40:30Poi il secondo tempo torniamo in mezzo.
00:40:43La città di Zagreb si chiama Čakovec.
00:40:46Tre giorni fa hanno perso di FC Balkan 2-0, di Namo Zagreb.
00:40:54Per la Conference League?
00:40:56Conference League, sì.
00:41:00Incredibile, il bambino sta levando lo sticker della Dinamo Zagreb, guardate.
00:41:06Lo sticker della Dinamo Zagreb, guardate.
00:41:10L'ha tolto, l'ha tirato via.
00:41:14Zagreb, Zagreb, Zagreb!
00:41:24Zagreb, Zagreb, Zagreb!
00:41:31Finita uno a uno.
00:41:33Finita bene, dai.
00:41:35Poteva finire anche 2-0 per Balkan, però...
00:41:38Però uno a uno.
00:41:40Vi posso dire, alla fine abbiamo vinto fuori, il tifo era bellissimo.
00:41:46Grazie.
00:41:47Ti stavi dicendo, qua seguono tanto il calcio italiano, ci sono tifosi della Roma pure.
00:41:52C'è tifosi di Roma, di AC Milan, eppure di Juventus, tanti.
00:41:57E come vedete gli italiani in generale?
00:42:00Benvenuti, sempre.
00:42:02Perché comunque è un popolo amico.
00:42:04Sempre, sempre, sempre stato.
00:42:06Perché a nord giocano al campionato serbo.
00:42:08Al campionato serbo perché non accettano il campionato di Corsola.
00:42:12E sono forti in Serbia.
00:42:14Penso che sì.
00:42:15Sì?
00:42:16Non è che ho molta informazione.
00:42:29Essendo stati nello stadio del Pristina Calcio non potevamo non recarci dall'altra parte della barricata.
00:42:37Ovviamente sto parlando della barricata serba o filoserba che sia.
00:42:41E siamo andati nel tempio del calcio serbo.
00:42:45Il Maracana di Belgrado, dove gioca la Stella Rossa.
00:42:49Una squadra che è iconica non solo per il calcio serbo, ma in generale per la storia degli ultimi trent'anni di questo paese, della ex Yugoslavia.
00:43:07Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
00:43:37Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
00:43:41Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
00:44:00Lo scorso anno a Piazza Mancini, dopo Roma e Empoli, hanno rubato gli striscioni degli Utra della Roma.
00:44:07Soprattutto di un gruppo in particolare, dei Fedain.
00:44:10E poi hanno dato fuoco a quegli striscioni nella loro curva.
00:44:13Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
00:44:43Danov è stato arrestato e spulso dal nostro paese, dopo quella partita, per cinque anni.
00:45:05Stiamo parlando dei Delehi, il gruppo Ultra della Stella Rossa.
00:45:10Che però, nella storia, non ha ricoperto solo il ruolo dei principali supporters della Stella Rossa.
00:45:17Una squadra storica, non solo per la Serbia, ma per tutta l'ex Yugoslavia e il Balcano in generale.
00:45:23Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
00:45:53La partita è Dinamo-Zagabria-Stella Rossa. Si gioca a Zagabria, in un clima politico decisamente particolare.
00:46:00Perché? Perché ormai Tito era morto da dieci anni, la Yugoslavia si stava disgregando.
00:46:06In Croazia era stato eletto Tudman, che aveva detto di voler uscire dalla Yugoslavia.
00:46:11Ebbene, in quella partita si scontrano le due squadre più importanti del campionato yugoslavo.
00:46:16Le due tifoserie più accanite, più calorose.
00:46:21Ma anche due modi diversi di vedere il futuro dei Balcani.
00:46:25E non poteva finire che in uno scontro. Uno scontro che, secondo gli storici, ha segnato l'inizio delle guerre nei Balcani.
00:46:53Della guerra tra Croazia e Serbia.
00:46:56E lì il capo ultra dei Delie era un uomo. Si chiamava Raznatović.
00:47:02Meglio conosciuto, ai più, come la tigre di Arkan.
00:47:06Sì, era il capo ultra dei Delie. Era il capo ultra dei tifosi della Stella Rossa.
00:47:12Ma poi, nel futuro, diventerà uno dei paramilitari più ricercati, più crudeli.
00:47:24E' stato condannato anche per crimini contro l'umanità.
00:47:29E poi ha trovato la morte. Una morte atroce.
00:47:34Una morte dovuta, tra l'altro, a delle antipatie che si era creato per via del suo ruolo anche in Serbia, in parte.
00:47:45E' morto ucciso, gli hanno sparato in un hotel che lui frequentava spesso e che noi andremo a vedere in questo nostro soggiorno qui a Belgrado.
00:47:57Che altro dire? La curva in Serbia, la curva nei Balcani, l'abbiamo visto anche in Kosovo dove si svolgeva la guerra.
00:48:06Quegli striscioni, quei motti anti-Serbia, non è solo calcio.
00:48:11Il calcio e la tifoseria sono delle vetrine, delle vetrine politiche, delle vetrine per farci conoscere un mondo, quello dei Balcani, molto polarizzato, molto diviso e molto divisivo.
00:48:22Ebbene, noi nello stadio della Sterla Rossa, lo storico Maracanaco, lo stadio che ha accolto, tra l'altro, le partite di questa squadra, che ha vinto anche la Champions League all'epoca Coppa dei Campioni in Italia,
00:48:36nello stadio del Bari, il San Nicola di Bari, nella finale contro il Marsiglia.
00:48:41Noi andremo lì, al Maracanà, che poi si chiama così perché ha 50.000 posti, oggi all'epoca ne aveva 100.000, ricordava il Maracanà brasiliano.
00:48:52Andremo lì, questo è il biglietto per vedere la Stella Rossa, per vedere i Delie dal vivo e per cercare di raccontarveli con le immagini.
00:49:03Lo stadio è intitolato Rai Comitic, uno dei più grandi calciatori jugoslavi di sempre.
00:49:09E' un Stadio di Sampdoria, la stagione di cui abbiamo parlato prima, che è un stadio di una stagione di Stella Rossa, che è la più grande e più grande in Europa.
00:49:23All'inizio del Campione del Maracanà, nel 2019, la stagione di Stella Rossa è stata scelta per un campionato,
00:50:29Sia nella Curva Belie che fuori dallo stadio vi sono dei murales che ritraggono degli eroi di guerra serbi, così come nel settore vengono esposti striscioni che rimandano alla grande Serbia.
00:50:59Alcune bandiere ritraggono i volti del tras che non ci sono più.
00:51:29Alcune bandiere ritraggono i volti del tras che non ci sono più.
00:51:59E adesso è arrivato il momento di lasciarci per un attimo alle spalle la Serbia e la sua questione con il Kosovo per tornare in Bosnia, una Bosnia che abbiamo scoperto essere molto divisa ancora oggi tra varie etnie.
00:52:23Forse una delle più importanti, delle più numerose è quella in realtà filoserba che si trova in una parte separatista di questo paese, la Repubblica Spurska, la cui capitale è Bagna Luka.
00:52:37Noi ci siamo recati lì per scoprire quelle che sono le cicatrici di una storia fatta di sangue, purtroppo anche di genocidi e dobbiamo dirlo anche di efferate violenze.
00:52:49Tutto questo però lo vediamo dopo la pubblicità.
00:52:53Bagna Luka come tutta la Repubblica Spurska mostra con vanto i suoi simboli filoserbi per differenziarsi nettamente da bosniacchi e dai croati, alcuni di essi hanno radici antichissime.
00:53:13Bagna Luka ha una storia antichissima, risale addirittura al Medioevo e nei secoli, un po' come Belgrado, è stata invasa da vari popoli, dagli ottomani, dal Regno di Serbia che poi l'ha annessa e che ha avuto un'influenza importante sulla cultura storica di questi luoghi e poi anche dall'impero austro-ungarico.
00:53:35Questa è la fortezza di Castel, la parte più antica della città, sorge di fronte al fiume Vrbas che è il fiume che alimenta di acqua questa città.
00:53:47Queste influenze, come abbiamo visto, quelle dei vari popoli invasori hanno poi influenzato anche la cultura architettonica, linguistica e tradizionale di Bagna Luka che oggi appare come un vero e proprio mix, un vero stile balcanico.
00:54:07Simboli gloriosi e motivo di vanto per il popolo di etnia serba ma che in passato sono stati strumentalizzati per far spazio alla politica dell'odio.
00:54:21E qui, sempre al centro di Bagna Luka, tra la fortezza di Castel e la moschea ricostruita c'è la statua di Re Stefan II, un simbolo per il Regno di Serbia, per la Serbia e per tutti i serbi slavi anche qui in Bosnia.
00:54:40Re Stefan II è un personaggio che abbiamo già incontrato a Mitrovica Nord nella parte serba del Kosovo, nella parte di etnia serba del Kosovo.
00:54:51Re Stefan II era il re che nel 1389 ha combattuto contro gli ottomani nella battaglia della Piana dei Merli che si traduce in Kosova. Quella battaglia l'ha fersa ma è diventato un idolo, l'orgoglio di tutti quanti i serbi e lo è tuttora.
00:55:11Il proprio Re Stefan II è stato rievocato poi in Milosevic, in un discorso tenuto a Kosovo Polje. Da quel discorso sono partite le persecuzioni per tanti musulmani anche qui, a Bagna Luka, dove i serbi si sentivano minacciati dall'etnia bosnianca.
00:55:41Milosevic, a Kosovo Polje, affermò di voler difendere i serbi come nella battaglia della Piana dei Merli del 1389.
00:56:10Puro populismo questo che portò agli orrori senza fine della pulizia etnica e del genocidio come accadde a Srebrenica, nel nord ovest dell'attuale Bosnia, dove più di 8000 persone furono massacrate solo poiché musulmane dalle forze filoserbe e altre furono costrette a migrare. Una violenza disumana in Europa e che colpì anche i civili di Sarajevo.
00:56:34Quanto riguarda il centro di Sarajevo, la storia ci racconta che sotto assedio non solo veniva bombardato ma la paura più grande era quella per i cecchini. Immagino che per voi che difendevate il popolo, difendevate Sarajevo, questa era un pericolo ancora più grande, la paura del cecchino. Ti voglio chiedere come si vive con la paura di poter morire da un momento all'altro anche stando dentro le proprie case?
00:57:02Quando non ci sta tanto altro da fare, ti rimane solo una cosa, morire. Non è possibile tornare indietro, devi difendere la prima linea per non fare arrivare il nemico giù in città. Ci hanno sparato ogni giorno per più di 1200 giorni. I primi 8 mesi di assedio sparavano su Sarajevo ogni giorno solo per distruggere le case e le costruzioni e per uccidere le persone.
00:57:30C'erano due tipologie di bombardamenti poi, il primo era chiamato distruzione totale della città dove bombardavano a tappeto ovunque bruciando tutto incondizionatamente e lo hanno fatto almeno due volte e l'altro più mirato dove colpivano aree più precise e divise della città dalla mattina fino a tarda sera senza sosta.
00:57:56L'unico obiettivo era uccidere più persone possibile e lo hanno fatto. Hanno ucciso circa 11.625 persone durante l'assedio di Sarajevo. Centinaia di queste erano solo bambini. Stiamo parlando di persone di varia nazionalità e con vari credi religiosi.
00:58:16Io per esempio sono nato cattolico e ho combattuto per l'esercito bosniaco. Prima che la guerra iniziasse io ero in un gruppo paramilitare. Era un'organizzazione di persone che si erano riunite per difendere la città. Alcuni di noi hanno combattuto in Croazia quando iniziò la guerra lì, un anno prima che arrivasse anche in Bosnia.
00:58:40La guerra è iniziata il 6 aprile del 1992 ed è durata fino al 18 novembre del 1995, ma l'assedio è continuato fino alla fine del 1996.
00:59:10Gli eserciti sono compiuti però anche contro i cittadini di etnia serba e croata, a volte anche dagli stessi bosniacchi. Un esempio mai raccontato in Italia è quello di Susania, un piccolo villaggio nella campagna più remota della Bosnia centrale che abbiamo raggiunto in un'atmosfera tesa, visto che i cittadini di lì non sono abituati a vedere stranieri.
00:59:32Siamo nella Bosnia più rurale, nella Bosnia centrale, ci troviamo a Susania, è questo minuscolo villaggio alle mie spalle. Oggi ci abitano soltanto 20 anime, ma prima del 1995 ce ne abitavano più di 430. Sono 20 anime di persone over 80, quelli sopravvissuti ad un massacro.
00:59:52Il massacro questa volta non portato avanti dai serbi, ma dai bosniacchi. I bosniacchi anche si sono resi partecipi di alcune atrocità, di alcuni massacri, questa volta ai danni dell'etnia croata. I croati volevano una loro riunificazione con la Croazia di Tudman e i bosniacchi li hanno puniti così, uccidendo i giovani, le donne e tantissimi anziani.
01:00:20Oggi ne rimangono solo 20 che possono ricordare quel massacro in questo manipolo di case alle mie spalle.
01:00:51Ma una domanda sorge spontanea. Cosa fece la comunità internazionale per evitare il massacro sui civili?
01:01:01Durante la guerra tra il 92 e il 96 la comunità internazionale ha avuto un ruolo importante in questo conflitto, nel bene o nel male, tra ONU, Nato, addirittura ad aprile del 1992 Mitterrand è venuto in visita qui a Sarajevo. Ecco, cosa secondo te la comunità internazionale poteva fare di più per evitare il massacro di Sarajevo?
01:01:31Sì, poteva. Perché, guarda, Mitterrand è venuto dopo uno dei primi massacri. È venuto per 48 ore e in quel momento i serbi non bombardavano perché sapevano che lui era lì.
01:01:56Lui, dunque, è ripartito da Sarajevo ed è atterrato all'aeroporto di Parigi, Charles de Gaulle, e ha detto che Sarajevo era una città sicura in cui vivere. Dopo quella frase hanno ucciso undicimila persone a Sarajevo, quindi non lo era. Lo diceva solo per promuovere la sua figura.
01:02:17Poi c'era l'ONU, che però non era un'organizzazione forte come lo era negli anni 50, 60 o 70. Ora lavorano più per loro stessi. Qui loro fecero un sacco di soldi.
01:02:33I loro soldati vendevano sigarette, alcol e altro ai criminali di qui che lo rivendevano al mercato nero a prezzi maggiorati. Un chilo di zucchero era arrivato a costare tra i 50 e i 70 marchi, quando due anni prima costava meno della metà.
01:02:57Noi eravamo poveri poi, ma siamo sopravvissuti. Io sono un egoista, sono egocentrico. Io ho la mia eredità genetica nella mia spina dorsale, nel mio DNA dai miei antenati da 4 milioni e 500 mila anni. Sono un cacciatore, sono un guerriero, sono un poeta, sono un assassino. Sono tutto ciò sotto pressione.
01:03:23Ma devi essere sotto pressione per capire chi sei.
01:03:28Continuando sul ruolo della comunità internazionale, abbiamo parlato della Francia, di Mitterrand, dell'ONU, però oggi la Bosnia dopo quella guerra vuole entrare nell'Unione Europea.
01:03:41Ecco, tu che hai vissuto gli anni della guerra, che hai vissuto tutti questi cambiamenti in Bosnia, vuoi una Bosnia dentro l'Unione Europea? Cioè per te è il futuro che la Bosnia merita, oppure non credi che sia poi così bello entrare nell'Unione Europea?
01:03:59Io non so che è buono l'Europa.
01:04:05Noi siamo stati Europa per 2000 anni, il nostro re è stato grande, le nostre principesse sono state regine in Polonia, Austria e altri paesi.
01:04:21Noi non possiamo entrare nell'Unione Europea, perché voi fate i problemi, non voi italiani, ma altri, come gli ungresi.
01:04:33Tutti dicono di voler aiutare la Bosnia, ma non è così, tu così fai il contrario.
01:04:43I nostri giovani vanno in altri paesi per fare soldi, per fare altri lavori così, e poi tutti a un certo punto tornano.
01:04:52Noi siamo bosniaci, io sono un uomo vecchio oggi, e ho viaggiato in tutta Europa conoscendola, parlo altre lingue come il tedesco, il cinese, l'inglese, un po' l'italiano.
01:05:07E rieccoci carissimi passengers, stiamo raccontando una delle regioni più divise d'Europa, anzi forse la più divisa, quella dei Balcani, siamo stati in Bosnia, in Serbia, in Kosovo.
01:05:20Adesso ci richiamo in rottura di un po' di informazione.
01:05:24Un paese che però negli ultimi decenni ha visto molti cambiamenti nella sua politica, nella sua società, nella sua economia, passando da un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che era un paese che
01:05:54era un paese che era un paese che a paese fosse un paese che era uno edogo colato per passaggio dal socialismo al
01:06:01capitalismo. I segni di questo passaggio devo dire
01:06:08anche repentino ancora oggi li si possono vedere e scoprire camminando per le strade
01:06:13della capitale della Romania, Bucharest noi ci siamo recati proprio lì e siamo
01:06:18invece più grande al mondo, costruito da Ceausescu, che ovviamente è un volto
01:06:24noto per la storia non solo della Romania, ma di tutta l'Europa. Scopriamo
01:06:29di cosa si tratta insieme.
01:06:48Nella Bucharest moderna Ceausescu c'è, vive, vive in tantissimi monumenti, nelle strade,
01:07:02nelle costruzioni. La più imponente è il Parlamento, anche detto Casa del Popolo, come
01:07:08lo chiamava Ceausescu. Il monumento è stato iniziato nel 1989 ed è stato concluso, finito
01:07:18soltanto sei anni dopo. Il perché è semplice da spiegare. È un monumento immenso, pensate
01:07:25che è il secondo edificio più grande al mondo, secondo solo al Pentagono degli Stati
01:07:31Uniti, il primo per uso civile, infatti è inserito nella lista del Guinness World Records.
01:07:37Ebbene, è un monumento veramente gigante che in qualche maniera ci descrive anche un
01:07:43po' la megalomania di Ceausescu e anche la sua voglia di far vedere al mondo la grandezza
01:07:48di una Romania in cui però il popolo purtroppo in quegli anni moriva di fame. Molto interessante,
01:07:56in questo monumento ci sono centinaia di stanze, alcune di queste vengono utilizzate proprio
01:08:03dai parlamentari romeni, tante di queste sono addirittura sottoterra. Ogni singolo blocco,
01:08:11ogni singolo centimetro del Parlamento è costruito con materiali provenienti dalla
01:08:18Romania, questo per ovviamente evidenziare l'attaccamento di Ceausescu alla patria.
01:08:25Per costruire la casa del popolo sono state abbattute tante case, tante abitazioni di
01:08:45persone che vivevano leggermente fuori Bucarest, su questa collina che si chiama Collina di Uranu.
01:08:52Oggi questa collina ospita soltanto il Parlamento e un parco
01:08:56immenso dal quale si può vedere anche lo skyline di Bucarest.
01:09:51Presente anche un'installazione permanente di abiti tradizionali
01:10:02romeni provenienti da tutte le regioni.
01:10:04In questa sala si sarebbe dovuto riunire il partito comunista,
01:10:21originariamente c'era una serie in più, quella di Nicolae Ceausescu, oggi non c'è.
01:10:34In questa sala si svolgono cerimonie suntuose,
01:10:54quella più importante forse fu quando la Romania entrò a far parte della Nato.
01:11:05Non solo casa del popolo, ovviamente, perché come dicevamo camminando per le strade di Bucarest
01:11:13ovviamente i segni della storia di Ceausescu, di quel socialismo ormai andato, ancora oggi li si
01:11:21possono vedere. Soprattutto nelle piazze, quelle piazze in cui i romeni sono scesi numerosi a fine
01:11:28anni Ottanta per rovesciare il regime di Ceausescu, allora non potevamo non fare
01:11:34un tour in queste piazze iconiche per la storia romena e balcanica.
01:11:38Sono tante le piazze in questa città, in Bucarest, ecco tante piazze che fungono
01:11:57da snodi principali in una città che è divisa in settori e che vista dall'alto appare come un
01:12:04vero e proprio reticolato di strade, a parte il quartiere più centrale Lipscani che ovviamente
01:12:10ha un reticolato molto molto più antico. Questa è una delle piazze principali,
01:12:14piazza Universitate, perché? Perché qui c'è l'università, la principale università di tutta
01:12:21la Romania, anche una delle più antiche. Ogni piazza ha una sua peculiarità,
01:12:26una sua storia. Dopo andremo a vedere Piazza della Rivoluzione, un nome, un programma.
01:12:32Il 16 dicembre del 1989 una folla inferocita scende in piazza Timisoara, una delle città
01:12:58maggiori della Romania. Cinque giorni dopo la stessa folla insieme al popolo di Bucarest si
01:13:04ritrova qui a Piazza della Rivoluzione di fronte a quella che all'epoca era la sede del partito
01:13:10comunista guidato da Nicolae Ceaucescu per chiedere le dimissioni del capo di Stato da
01:13:16allora, appunto dittatore Ceaucescu. Una folla che gridava a gran voce l'uscita di scena di uno
01:13:23dei personaggi più controversi ma comunque influenti del patto di Varsavia e in generale
01:13:28della storia recente dell'ultimo secolo. Ceaucescu scappa insieme a sua moglie Elena,
01:13:35ma viene preso nelle campagne vicino Bucarest e poi consegnato ai militari che lo giustizieranno
01:13:41poco tempo dopo con cento colpi sul suo corpo. Quella è stata l'ultimissima apparizione pubblica
01:13:49dell'esecuzione di Nicolae Ceaucescu ed è venuta qui, da quel balcone, da cui ha provato ad
01:13:59affacciarsi quasi ignaro di quello che stava accadendo nel paese. Vedendo le immagini di
01:14:05quel suo ultimissimo discorso si può leggere sul suo volto la sorpresa, quasi lo stupore nel
01:14:12vedere una folla, i romeni, inferociti verso il suo regime, il Partito Comunista,
01:14:19verso quello che lui aveva rappresentato per la Romania stessa negli ultimi decenni.
01:14:24Oggi Piazza della Rivoluzione è totalmente diversa rispetto ad allora. Sul palazzo,
01:14:42allora sede del Partito Comunista, adesso sventola la bandiera della Romania accanto
01:14:46a quella dell'Unione Europea e a quella della Nato. Di fronte a questo palazzo dove c'era la
01:14:52folla inferocita oggi sorge un monumento alto ben 25 metri che oggi rappresenta la voglia di
01:14:59rialzarsi del popolo romeno dopo, purtroppo, decenni di sofferenza.
01:15:22A due passi da Piazza della Rivoluzione sorge l'Ateneo Romeno che è un punto fondamentale per
01:15:36tutti gli amanti della musica classica e dell'architettura neoclassica, infatti il
01:15:42palazzo ha quello stile con tanto di colonne scanalate e capitello in stile ionico. Qui
01:15:49dentro dal 1958 si svolge ogni due anni lo storico Festival Giorgenesco dedicato proprio
01:15:57all'omonimo compositore e direttore d'orchestra romeno famoso in tutto il mondo.
01:16:19Spesso abbiamo detto che Bucarest viene chiamata la piccola Parigi, ebbene qui c'è un monumento
01:16:29che rimanda ad una delle icone della capitale francese ovvero l'Arco di Triunfo. Quest'Arco
01:16:35di Triunfo è alto tanto quanto quello parigino, 26 metri, ed è stato eretto, pensate, nel 1878,
01:16:43la prima volta in quell'anno era costruito interamente in legno. E' stato poi rivestito
01:16:49in granito e dunque in marmo nel 1935 per celebrare la vittoria della Romania nella
01:16:56prima guerra mondiale. Sotto all'Arco di Triunfo c'è uno degli snodi più importanti della città,
01:17:04da cui poi partono varie strade che portano in tutta Bucarest.
01:17:14E allora carissimi passenger, grazie per averci seguiti fin qui,
01:17:24noi ci diamo come sempre appuntamento al prossimo martedì e che altro dire, buon viaggio a tutti.
01:17:43Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org