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NovitàTrascrizione
00:00Extra, tutti i colori dell'attualità, con Claudio Michalizio.
00:05Bentornati, bentornati a destra, come era prevedibile ovviamente anche in queste ore
00:11tiene banco la scomparsa di Silvio Berlusconi. Nella puntata di ieri del nostro programma
00:17abbiamo cercato di andare a caccia di tracce della sua esistenza in oltre 60 anni di attività
00:25tra mondo imprenditoriale e politico nel nostro paese. Oggi con l'ospite che tra un attimo
00:31andremo a presentarvi invece ci focalizzeremo sul settore che ha più di tutti Berlusconi
00:38rivoluzionato, quello della comunicazione televisiva, della televisione in Italia, lui
00:44che ha lanciato l'emittenza commerciale. La copertina come sempre di Silvia Corsi ci
00:50aiuta a inquadrare il tema di puntata e poi, come detto, l'ospite con il quale andremo
00:55a confrontarci.
00:56C'era un tempo, neppure troppo tempo fa, in cui in Italia la tv iniziava i suoi programmi
01:06nel tardo pomeriggio e la programmazione si concludeva in tarda serata. Di notte durante
01:11le prime ore della giornata non c'era nulla e spesso tra un programma e l'altro andava
01:16in onda l'intervallo, musica classica mentre sul video scorrevano le pecore o in tempi
01:21più recenti i paesaggi italiani.
01:23Poi arrivarono le prime televisioni private, erano locali e guidate da una buona dose di
01:35pionierismo e passione, piccole ma in grado di farsi notare e anche in qualche modo di
01:40infastidire i canali pubblici che fino a quel momento detenevano una sorta di monopolio
01:44naturale, favorito anche dalle poche inadeguate leggi che dovevano regolamentare i lettere.
01:50Tra le televisioni che nacquero a metà degli anni settanta c'era anche Telemilano Cavo,
01:55la tv via cavo riservata agli abitanti di Milano 2, il primo grande insediamento abitativo
02:00costruito da Silvio Berlusconi alle porte del capoluogo Lombardo.
02:04Proprio da quel piccolo nucleo televisivo qualche anno dopo vede la luce Telemilano
02:0958, da cui nasce Canale 5 che a partire dagli anni ottanta sarà, tra alti e bassi ma anche
02:15polemiche politiche e disavventure giudiziarie, protagonista di quella crescita a livello
02:20nazionale che porterà alla creazione del colosso Mediaset.
02:23Per diverso tempo l'Italia sarà televisivamente divisa in due, da una parte la RAI che con
02:29le sue tre reti continuerà a fare informazione, divulgazione e intrattenimento secondo gli
02:34standard delle regole proprie di un emittente di Stato che non rinuncia anche ad educare
02:39i propri cittadini, dall'altra la tv commerciale che Silvio Berlusconi realizzò ispirandosi
02:44spesso al mercato americano. Inizia a trasmettere dal mattino con programmi
02:49di servizio e intrattenimento, propone le prime serie tv come Dallas e Dynasty.
02:54Tante risposte vi aspettano a Dallas nell'anno del grande finale, stasera alle 20 e 25 su
03:02Rete4. Ma anche altri format che tra studi scintillanti
03:07e un clima di costante entusiasmo e allegria hanno il compito di accompagnare per tutto
03:12il giorno in modo spensierato un pubblico crescente di telespettatori.
03:16E a far breccia nel cuore degli italiani non saranno soltanto tanti giovani conduttori
03:20scoperti per l'occasione, ma anche i grandi professionisti che con l'avvento della tv
03:25del biscione lasciarono la RAI per tentare una nuova avventura professionale.
03:30Mike Bongiorno, Corrado, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini furono tra i primi giganti
03:35della tv che passando alle reti dell'allora Fininvest ne rafforzarono la credibilità
03:40agli occhi del pubblico, ma anche degli inserzionisti pubblicitari per i quali Canale 5, Italia
03:461 e Rete4 diventarono presto la vetrina commerciale alternativa rispetto alla RAI.
03:51Furono anni intensi, nacque allora la guerra degli ascolti in un duopolio che solo dopo
03:56il 2000 verrà rotto dall'arrivo della TET e ancora più recentemente degli altri gruppi
04:00editoriali.
04:01Un periodo d'oro per la tv italiana che, nel bene e nel male, ha lasciato un segno
04:06anche nella nostra società.
04:07E allora, cosa a dire del Silvio Berlusconi, editore radio-televisivo, è la domanda che
04:19tra un attimo gireremo al nostro ospite, ve lo presento, è il professor Giorgio Simonelli,
04:23lui è storico della televisione, ma docente di teoria e tecnica delle comunicazioni sociali
04:30presso l'Università Cattolica di Milano.
04:33Professore, buonasera e benvenuto.
04:34Buonasera a voi, grazie dell'invito.
04:37Allora, intanto chiedo a lei, lei ha sentito la nostra copertina, abbiamo a grandi tratti
04:47ripercorso la cavalcata dell'emittenza radio-televisiva privata italiana, è evidente che Berlusconi
04:54abbia avuto un ruolo, da questo punto di vista, di primissimo piano, lei che è uno storico
05:00della televisione, se lo dovesse sintetizzare in una definizione, quale userebbe?
05:06Il catalizzatore di tutta una serie di esigenze, di bisogni, di tendenze che erano già presenti
05:14nella società italiana, ma che faticavano moltissimo a concretizzarsi, e che Berlusconi
05:20ha raccolto e concretizzato e spinto, dando una spinta veramente molto più forte di quelle
05:28che potevano venire dai mille rivoli, dei tentativi di rompere il monopolio.
05:35Lui ha raccolto tutto e ha spinto molto molto più in alto.
05:41Ecco, la sua è stata sicuramente una scelta vincente nel momento in cui, lei dice, è
05:47riuscito a intercettare un bisogno che c'era nel sistema paese italiano, e tutto sommato
05:56forse ha fatto un favore anche allo storico competitor che poteva essere la Rai, oppure
06:02no?
06:03Dunque, quello che lui ha raccolto era il bisogno di entrare in televisione da parte
06:10di moltissime aziende che non potevano farsi conoscere attraverso i canali molto ristretti
06:16della Rai, il famoso carosello e pochi altri spazi.
06:20Ovviamente il bisogno era un bisogno economico, c'era bisogno di conoscenza, di farsi conoscere
06:28da parte delle aziende, e quindi ha inventato, ha aperto le porte agli spot pubblicitari
06:36e alla raccolta, l'enorme raccolta pubblicitaria.
06:40La Rai aveva un'altra strada, un altro compito, ma molto più complesso, che era quello di
06:48fare azienda, però nello stesso tempo di fare servizio pubblico, io non sono tra coloro
06:53che pensano che la Rai è migliorata nella concorrenza con Silvio Berlusconi e con le
06:59sue televisioni.
07:00La Rai è diventata un'altra cosa, dopo che si è accorta che non poteva non competere
07:06con Silvio Berlusconi, è diventata un'altra cosa non migliore dal punto di vista estetico
07:13qualitativo, però sicuramente è diventata un'altra azienda che si è messa sul mercato.
07:19Chi ama il mercato, chi è convinto che il mercato sia la situazione migliore per la
07:28vita delle aziende, sicuramente non può non riconoscere che la Rai è diventata azienda,
07:34sempre più azienda, sempre più confrontata con il mercato nel momento in cui Silvio Berlusconi
07:39l'ha costretta a fare questo.
07:41Sul problema invece della qualità televisiva c'è un discorso molto più ampio.
07:47Intanto ci aiuta a capire una cosa, perché i detrattori della televisione commerciale
07:52o quantomeno della televisione italiana incarnata dal modello che Silvio Berlusconi ha usato
07:58per le sue reti dicono che è una televisione da questo punto di vista che ha contribuito
08:06forse anche un po' a un degrado del nostro paese.
08:12La Rai ha fatto una scelta, quella di ispirarsi a una televisione commerciale che in qualche
08:17modo strizzava l'occhio agli Stati Uniti, così almeno si dice abitualmente, quanto
08:22è stata una scelta strategica, quanto una scelta indotta rispetto al fatto che in quel
08:29momento il modello televisivo della Rai era tutt'altra cosa rispetto alla televisione
08:34commerciale?
08:35Noi non dobbiamo pensare alla storia della televisione commerciale come un blocco, secondo
08:42me ci sono almeno due periodi, è innegabile che nel primo periodo il tentativo di diversificarsi
08:48dalla Rai è stato un tentativo anche di grande creatività, di abbattimento di alcune barriere
08:55che non erano solo le barriere della censura riguardante il nudo, il sesso ma anche altre
09:01cose.
09:02E' stato un momento di grande creatività, di sperimentazione di nuovi formati, di apertura
09:10ai prodotti stranieri, il famoso arrivo che ha presentato il decollo di Filimvest poi
09:20Mediaset, delle soap e delle serie straniere, il caso Dallas tanto per fare nomi e cognomi,
09:30il caso Dallas con la nuova modalità di proposta delle puntate, non più una puntata alla settimana
09:38ma due puntate in giorni successivi che sembra una sciocchezza ma in realtà ha ribaltato
09:43il costume del consumo della fiction in Italia, poi l'apertura alle altre forme, alle soap,
09:51alla telenovela, la Rai aveva un'altra abitudine, la maggior parte della produzione di fiction
09:58la fiction è una cosa importante nella televisione, la Rai aveva un'idea di fiction autoprodotta
10:04nazionale con qualche apertura ai telefilm stranieri, Berlusconi ha ribaltato questo,
10:10la gran parte della fiction era una fiction di importazione, il modello americano, il
10:15modello hollywoodiano e poi qualche produzione anche di un certo valore da parte di Mediaset,
10:23quindi tutto questo è stato un momento veramente di apertura, di rivoluzione, di creatività,
10:31striscia alla notizia, tutti i programmi di grande emilio, di grande novità, devo dire
10:42che questa fase di creatività, di liberazione, di innovazione è durata per un certo periodo,
10:50si è anche poi fermata, bloccata su standard molto meno creativi, molto meno innovativi,
10:58che sono quelli degli anni successivi. Ecco professore, qualcuno dice che quando è finita
11:04questa fase un po' di creatività alla quale anche lei faceva riferimento ci sia un po'
11:09appiattiti, forse anche nel livello della qualità, usiamo un'espressione il trash,
11:15in qualche modo forse è entrato nel momento in cui si è chiusa quella fase di grande
11:20e spumeggiante creatività alla quale lei faceva riferimento o anche quella è stata una scelta?
11:25Ma qui ci sono molte interpretazioni di questo cambiamento, un po' diciamo che poi è un'
11:33evoluzione naturale di tutte le entità, di tutte le aziende, insomma dopo la fase di sviluppo e di
11:43ricerca c'è una fase di appiattimento, di consolidamento. Qualcuno ovviamente lo attribuisce,
11:49non si può non tenere conto, alla discesa in campo di Berlusconi. Ci sono anche altre ipotesi,
11:55per esempio c'è anche un libro che racconta questa storia che si intitola Noi i ragazzi del
12:00biscione, scritto da uno di coloro che hanno fondato la televisione di Berlusconi, Carlo
12:07d'Italiano. L'idea è che dopo la fase in cui la televisione era in mano appunto ai creativi,
12:14ai registi, agli autori, è finita in mano ai manager di Publitalia che quindi hanno tenuto
12:21conto, avevano a cuore non tanto la creatività quanto un consolidamento negli ascolti. E poi
12:29è arrivato anche un altro fatto che ad un certo punto insomma ci sono sosseguiti alcune una serie
12:34di crisi economiche, ricordate il 2001 poi quella del 2008 e nei momenti di crisi economica tutte
12:46le aziende sono costrette a salvaguardare soprattutto ciò che dà sicurezza rispetto a
12:52ciò che invece dà innovazione. Quindi anche Mediaset ha puntato su programmi sicuri,
13:00sulla ripetizione piuttosto che sull'innovazione. Ci sono tante cose, tante ipotesi, certo è un
13:07fatto che a mio parere, ecco nella mia interpretazione, ci sono due periodi distinti
13:14in cui forse c'entra anche il ruolo proprio di Berlusconi, di Silvio Berlusconi stesso nella
13:23sua azienda. Facciamo un esempio insomma, il telegiornale di Mediaset, il primo telegiornale,
13:30il grande telegiornale, il TG di canale 5, era nato con uno slogan, meno palazzo e più vita
13:40diciamo quotidiana e poi ad un certo punto si è dovuto adeguare invece a certe regole e a certe
13:46formule del telegiornale che non sono propriamente innovative. Questo è sicuramente legato ad un
13:57cambiamento del quadro politico italiano. Diciamo anche che probabilmente il conflitto
14:03di interessi può essere stato un problema per questo paese, probabilmente ha danneggiato
14:08soprattutto la modalità di fare informazione laddove il prodotto dell'informazione nasceva
14:14come un'alternativa rispetto al modello che in quegli anni era dominante che è appunto quello
14:20del telegiornale pubblico. Professor Simonelli le chiedo di pazientare un attimo, abbiamo un
14:24po' di pubblicità e poi con lei avremo ancora qualche minuto per completare questo ritratto
14:29del Silvio Berlusconi editore. Io vi aspetto. Va bene, pubblicità e poi di nuovo con il nostro
14:35ospite. Restate con noi. In questa puntata di estra con il professor Giorgio Simonelli
14:44dell'Università Cattolica, lui che è storico della televisione e docente di teorie tecniche
14:49della comunicazione, vogliamo provare a tratteggiare un ricordo del Silvio Berlusconi, editore
14:55evidente che di tutti gli ambiti che lui ha abbazzicato la televisione resta oggi uno dei
15:01settori con la maggiore eredità, quantomeno anche per il gruppo editoriale di cui ora in qualche
15:07modo la sua famiglia porterà avanti l'esperienza del fondatore. Professor Simonelli abbiamo detto
15:14in apertura di come in qualche modo lui dopo un periodo di grande innovazione abbia un po'
15:21risentito nel suo gruppo editoriale forse anche una certa stanchezza. Il grande lancio delle reti
15:29allora Fininvest, oggi Mediaset coincise però anche con lo sbarco sulla televisione privata,
15:36come si diceva una volta, di grandi personaggi presi dalla televisione pubblica. Quella fu una
15:43mossa strategica, una mossa obbligata perché che cosa aveva in mente secondo lei Berlusconi? Aveva
15:52in mente sicuramente di sbaragliare il campo e di fare la grande televisione di intrattenimento,
16:02che era la sua idea. Non gli interessava tanto entrare sulla parte politica, sulla parte di
16:15di cultura, anche se aveva interesse ad avere dei personaggi importanti dal punto di vista
16:23dell'informazione. Lo ricordano spesso coloro che ancora parlano del caso Biagi, non del caso
16:34Biagi in Rai, ma del caso del tentativo di avere Biagi tra le sue, chiamiamole, firme. Però è
16:43evidente che quello che a Berlusconi interessava era il grande show, il grande spettacolo, avere
16:50tutti coloro che potevano intrattenere gli italiani tutte le sere, non soltanto le sere
17:00canoniche a cui ci aveva abituato la Rai, anche in ore del giorno non previste dal vecchio palinsesto,
17:08dai vecchi palinsesti televisivi, fare una squadra formidabile che era la compagnia quotidiana,
17:18serale, ma anche pre-serale degli italiani. Così come è stata un po' la sua idea, anche
17:26sa che io sono un tifoso, un tifoso di calcio, un tifoso della squadra di Berlusconi, quando lui
17:34diceva che questa squadra non deve solo vincere, ma deve anche convincere, deve anche divertire,
17:41deve anche fare spettacolo. Era la stessa idea che aveva nel fare la squadra dei grandi personaggi
17:48televisivi, che dovevano non soltanto vincere la serata, ma anche essere quelli più amati dagli
17:54italiani. D'altra parte è stato detto molte volte in questi giorni, uno dei tratti tipici
18:01di Berlusconi in politica, era il suo desiderio di essere amato da tutti. La sua televisione doveva
18:09essere amata da tutti e quei personaggi strappati alla Rai erano coloro che garantivano l'amore
18:15degli italiani per Mediaset. Alcuni personaggi hanno poi davvero unito, intrecciato la propria
18:24esistenza, la propria carriera professionale alla televisione commerciale, in questo caso
18:30la televisione del Biscione, altri invece non sono stati altrettanto fortunati. Da una parte
18:36io annovererei sicuramente Mike Buongiorno, tra quelli che invece ci hanno provato, ma non è stato
18:43un idillio, mi viene in mente la Carrà, mi viene in mente Pippo Baudo. Secondo lei perché non tutti
18:48sono riusciti a trovare il punto di equilibrio giusto? Tra quelli che sono rimasti fedelissimi
18:57a Mediaset, allo stile Mediaset, oltre a Mike Buongiorno che è stato fondatore, ricorderei
19:02la coppia a Viannello Mondaini che è stata poi proprio fortissimamente speculare di Mediaset.
19:09Quelli che non ci sono riusciti è l'esemplare Pippo Baudo, perché la mia ipotesi è che due
19:20intrattenitori non ci stanno insieme. Pippo Baudo, Berlusconi da quello che si racconta di lui,
19:28io non ho mai frequentato Mediaset se non in un ufficio di ricerche, non certo come showman,
19:36però si racconta che Berlusconi così come nei confronti degli allenatori era solito intervenire
19:46con dei consigli anche molto precisi sul modo di giocare, sul modo di fare televisione e Pippo
19:54Baudo invece voleva comandare lui, insomma non è certo un tipo che accetti consigli su come si fa
20:02spettacolo, quindi credo che quella convivenza non fosse possibile. Quanto alla Carrà, la Carrà
20:10aveva uno stile troppo tradizionale, lo dico non in senso negativo, aveva un legame con la storia
20:24della Rai, troppo netto per poter saltare il fosso, come diciamo così comunemente, per poter
20:31andare dall'altra parte. Alla fine loro stessi si sentirono non dei traditori, queste cose qui non
20:37contano l'ora, ma si sentirono in un ambiente che non era il loro, perché le logiche produttive,
20:46le logiche di ideazione, il rapporto con gli autori, il rapporto appunto con lo stesso Silvio
20:54Berlusconi non era possibile per un tipo come Pippo Baudo che è abituato ad essere di fatto il
21:03direttore di se stesso. Sentendolo a parlare mi veniva in mente un ricordo che ancora prima di
21:12queste ore ovviamente di lutto e di cordoglio, a me è capitato tante volte di sentirmi riproporre
21:20da tutti coloro che hanno avuto modo di lavorare nelle due fasi della Mediaset, quando c'era Silvio
21:26Berlusconi al comando e poi dopo, quando lui si allontanò per la sua carriera politica e venne
21:33affidata la gestione ai figli e ai vari manager. Era proprio questa personalità un po' del padre
21:39padrone che, lo dico da giornalista che da 30 anni fa questo mestiere, io ho ritrovato in un
21:46sacco di emittenti radio televisive che ho bazzicato e ogni volta ho sempre trovato degli
21:55elementi in qualche modo virtuosi, colui che va a controllare il singolo prodotto certo può
22:01essere un'ingerenza per certi versi, ma dall'altra dimostra anche un attaccamento, un'attenzione al
22:06prodotto, alle attività produttive. Non è che forse anche questo a volte fa la differenza nel
22:14tipo di prodotto che viene offerto alla collettività, il fatto di avere quasi una fattura
22:20di tipo artigianale. Sì, poi io ricordo sempre che c'è una data nella storia della televisione che
22:30è il 2000, stagione 2000-2001, quando arriva in Italia il grande fratello portato appunto da
22:37Mediaset. E' noto che insomma Silvio Berlusconi non aveva grande simpatia per il grande fratello,
22:43ma il grande fratello non è il grande fratello, è il fatto che ad un certo punto entra in campo,
22:49scende in campo un nuovo tipo di spettacolo che è il reality. Il reality contagia tutto,
22:55il varietà, l'intrattenimento diventa reality centrico. Il vero intrattenimento viene
23:04considerato questo di qualcuno che sta in una casa chiusa a fare sciocchezze. Questo credo che sia
23:13l'opposto dei gusti un po' hollywoodiani oppure un po' parigini della concezione
23:20dello show di Silvio Berlusconi, che accettò quella svolta perché quella svolta fu un'ondata,
23:27fu un tsunami. Per fare ascolti ad un certo punto si doveva passare attraverso i reality. I reality
23:34però sono un formato contrario a quello che lei diceva, lontano dall'artigianato, molto scritti,
23:42molto formatizzati, che impediscono quel modo anche un po' ruspante nella costruzione dello
23:53show che c'era in precedenza. Quella credo sia una svolta che segna appunto la fine di
24:00quel rapporto con la tv che c'era stato fino al 2000 e inizia invece un rapporto molto più freddo,
24:08molto più aziendale, molto meno artigianale per usare l'aggettivo che ha usato lei.
24:16Sì, nasceva da quella suggestione che mi ha evocato l'esperienza di Pippo Baudo con
24:22l'ingombrante compresenza di un editore che, come spesso capita, vuole mettere il proprio
24:29naso anche nei cicli produttivi e da questo punto di vista dimostra quantomeno attenzione
24:36nel bene e nel male a quello che sta facendo. Berlusconi voleva scegliere le subretta,
24:46ecco. Pippo Baudo, questo l'ho scoperto io, li voleva scoprire lui, mentre si raccontano
24:52molti aneddoti sul fatto che Berlusconi avesse chiara l'idea di chi doveva essere la protagonista
25:01di certi show. Questo diciamo che non ci stupisce, se sono vere le cronache e i pettegolezzi
25:10che da sempre hanno accompagnato. Era lo stesso modo in cui voleva scegliere che il centrocampista,
25:16ecco. Esatto, lo dice da milanista, immagino che da questo punto di vista ne avete anche
25:25voi avuto molta esperienza. Senta, lei ha introdotto il tema del grande fratello che
25:32forse è quell'emblema di un certo modo di tv che probabilmente è anche molto divisivo. Lei
25:39è d'accordo con chi dice che in qualche modo Berlusconi abbia nuociuto dal punto di vista
25:45sociale al Paese Italia, abbia contribuito a un abbassamento culturale, lo metto tra mille
25:53virgolette del nostro Paese? Dunque, Berlusconi no, certo. Io non sono convinto che la concorrenza
26:03elevi la qualità, se elevi sempre la qualità dei prodotti. Non ho una mentalità liberale,
26:11liberista. Non credo che il mercato sani tutti i mali, anzi a volte li produce. Io credo che
26:22quella svolta fosse inevitabile e Berlusconi, la grande capacità di Berlusconi è stata quella
26:30di interpretarla a modo suo, anche con dei ritmi molto rapidi. Certo, è cambiato il mondo,
26:40io sono convinto che sicuramente i modelli culturali indotti dalla televisione sono
26:46culturali molto forti, molto incisivi. Sicuramente il modo di rappresentare il
26:55mondo, il modo di rappresentare i valori, perché questo non riguarda solo le trasmissioni politiche,
27:02riguarda anche la fiction, come dicevo prima. La fiction è un grande trasmettitore di valori.
27:10E' evidente però che c'era una società, in grande capito sono gli anni 80, e poi qui
27:19dipende. Io lo dico con franchezza, non amo moltissimo quel tipo di televisione,
27:26sono però convinto che il modello televisivo della Rai, che era un modello nobile,
27:33negli anni 70 la Rai fece delle cose straordinarie. Un'idea sbagliata è quella che Berlusconi abbia
27:42vinto sulla debolezza della Rai, Berlusconi ha vinto sulla forza della Rai. La Rai era
27:48un'azienda fortissima, per due anni consecutivi due film della Rai hanno vinto la Palma d'oro
27:55di Cannes, il premio cinematografico più ambito. Però quel modello così prestigioso della Rai,
28:02che era fortissima e non reggeva, non poteva reggere, non poteva reggere di fronte alla
28:09nuova struttura economica, la nuova struttura sociale, la nuova struttura culturale, che si
28:14era imposta in tutto il mondo e si stava imponendo anche in Italia, ovviamente sul modello americano,
28:21quindi era una partita in cui la Rai non aveva scampo se non adeguandosi. Certo,
28:30tutti ci chiediamo, c'è un bellissimo raccontino di Camilleri, ci raccontiamo come mai milioni di
28:40italiani il venerdì sera seguissero la prosa, seguissero la messa in scena di una commedia di
28:51Pirandello, perché Pirandello faceva 10-12 milioni, si dice non c'era il telecomando, non c'era
28:59alternativa, però anche all'epoca si poteva uscire, si poteva uscire di casa, spegnere la tv e fare
29:05altro. Quel modello nobile che poi ogni tanto si rimpiange, era un modello che non poteva più
29:15reggere il nuovo sistema basato sul mercato, che era cominciato, lo ripeto sempre, anche con delle
29:23esperienze più piccole rispetto a quella berlusconiana. La novità di Berlusconi è la
29:30grandezza, la quantità di capitali immessi, la quantità di energie, di personale messo dentro ad
29:37una strada che altri avevano tentato senza riuscire. Viene in mente l'epopea delle grandi
29:44televisioni private, io sono originario del nord, penso ad Antenna 3 per esempio, che fu un
29:50autentico colosso, pur essendo una tv che nacque con dimensioni e velleità locali, fino a quando
29:57in qualche modo fu naturalmente una pietra migliare nel percorso di nascita delle varie
30:05emittenti cosiddette commerciali. Professore, so che abuso della sua pazienza, abbiamo ancora un
30:10po' di pubblicità, ancora un po' di pubblicità e poi torno. Queste cose mi divertono a parlare di
30:17queste cose, oltre che il mio vestire è una vera passione. Allora ci divertiamo ancora un po',
30:24tra un attimo abbiamo ancora una fascia pubblicitaria, poi col professor Giorgio
30:28Simonelli andiamo a chiudere questa nostra disanima dello stato di salute anche della
30:32televisione italiana, perché adesso scomparso ovviamente il Tycoon Berlusconi, c'è anche da
30:38capire che cosa succederà nei mesi a venire. Ne parliamo tra un attimo. Con il professore
30:46Giorgio Simonelli in questa puntata speciale di Estra stiamo ripercorrendo le tappe della
30:52carriera da editore radio televisivo di Silvio Berlusconi, mentre ancora ovviamente a livello
30:59politico, a livello anche di racconto di queste ore di lutto, si succedono gli aneddoti e
31:06inevitabilmente i giudizi su questa figura così imponente negli ultimi 40 e oltre anni di storia
31:14italiana. Noi con un autentico esperto del settore, lui che è storico della televisione,
31:19docente all'Università Cattolica, vorremmo anche provare a capire il segno lasciato da questa
31:25televisione nata all'ombra del Biscione di Colonio Monzese. Professor Simonelli, tra l'altro io non
31:33l'ho detto nella sua presentazione, ma molti nostri ascoltatori l'avranno riconosciuta, perché
31:37lei è un ospite dei pomeriggi di RAI 3 del programma TV Talk, che è il primo esempio di come si cerca
31:45di raccontare, di aiutare i telespettatori a anche analizzare le dinamiche della comunicazione
31:51radiotelevisiva. Ecco, sul fronte del linguaggio la televisione di Berlusconi è stata innovativa?
31:57Sul fronte del linguaggio è stata estremamente innovativa, perché ad un certo punto c'è un genere
32:07che sembra non televisivo, ma che è il genere che tiene in piedi quella televisione, è lo sport.
32:12Il linguaggio televisivo si adegua al linguaggio della pubblicità televisiva. La grande rivoluzione
32:20copernicana, il grande ribaltone è che la pubblicità della RAI si adeguava al linguaggio
32:27televisivo della RAI. La televisione di Berlusconi si adegua al linguaggio televisivo della pubblicità,
32:35è la televisione che imita, sono gli altri generi che imitano la pubblicità, non è la pubblicità che
32:40si adegua ai ritmi televisivi. Allora lì si ribalta tutto, la rapidità, il dettaglio,
32:50proprio il linguaggio, la tecnica. Io penso sempre a un programma che tra l'altro mi ha divertito
32:57sempre molto, che era Drive-in. Drive-in aveva il ritmo di corsa dello sport pubblicitario e tutto
33:07a un certo punto si velocizza. Tutto si velocizza, tutto viene anche intervallato dalla pubblicità,
33:14anche quello è un grande cambiamento. C'è una scuola registrica che nasce dopo la scuola
33:27registrica RAI e quindi sicuramente c'è un'innovazione linguistica che secondo me ha al
33:36centro la pubblicità. Se dovessi chiedere in che cosa secondo lei la televisione commerciale
33:45italiana è stata oggettivamente innovatrice rispetto a quello che c'era, quindi allarghiamo
33:54anche il discorso se vuole, non soltanto all'epopea berlusconiana ma in generale un po' al fenomeno
34:00dell'emittenza privata. Secondo lei c'è un qualcosa che davvero oggettivamente tra 40 anni
34:07si studierà come un elemento di demarcazione, di svolta? Sì, due cose. In una prima fase la
34:17televisione pubblica presupponeva che fare televisione voleva dire essere in pubblico,
34:24comportarsi in modo ufficiale, l'ufficialità. Qualunque cosa si facesse si doveva parlare
34:31l'italiano ufficiale, vestirsi secondo un canone ufficiale, non si entrava in casa della gente come
34:39si dice, si andava in pubblico come si va a un concerto, a una conferenza, a un dibattito
34:47politico. La televisione commerciale, soprattutto quella a cui faceva riferimento lei,
34:53quella cosiddetta privata, ha reso la televisione un fatto familiare, preconsueto, non ufficiale. Si
35:04parla come si parla in casa, si resta come si resta in casa, si dialoga come si dialoga in casa.
35:12La seconda grande novità è che è il protagonismo del pubblico. Il pubblico ad un certo punto non
35:30vuole più essere soltanto pubblico, ma vuole partecipare. Le banali trasmissioni di antenna
35:393 sono quelle che la gente comune, come si usa a dire, va in televisione a fare il Pomofiore,
35:48a fare quei programmi ruspanti di antenna 3, va in televisione a fare Portobello perché anche la
35:55Rai capisce che la gente vuole essere protagonista, finché va a fare il Grande Fratello. La grande
36:05novità è il pubblico che guarda la televisione dicendo che domani sera ci vado io.
36:13Professore faccio un'ultima domanda e la invito a guardare insieme a me al futuro,
36:20premesso che ovviamente Mediaset non è un'azienda a conduzione familiare, è cresciuta
36:26talmente tanto negli anni che ormai va per le sue gambe, si potrebbe dire, però è inevitabile
36:34pensare a un dopo Silvio Berlusconi? Secondo lei quale potrebbe essere la sfida più grande che
36:41questo colosso editoriale si troverà a dover intraprendere guardando al futuro, adesso che
36:47il papà ha concluso questo percorso terreno? Sai cosa dico sempre io? Che le previsioni sul
36:56futuro ci sono due campi da non frequentare mai, le partite di calcio e il futuro dei media,
37:02perché lì si fa solo brutte figure, però ci proviamo. Io credo che adesso la sfida sia una
37:10sfida molto impegnativa perché direttamente il contesto generale della televisione ha cambiato,
37:15oggi la sfida non è più la sfida alla RAI, cioè ci sono due aziende che fanno la tv generalista,
37:23diciamo la tv tradizionale lineare, la RAI e Mediaset che devono sfidare il mercato delle
37:30piattaforme, l'esodo dei giovani verso forme di consumo televisivo non tradizionale, nessun
37:37ventenne, forse neanche trentenne consuma più la televisione in quel modo tradizionale. Le
37:46televisioni queste reggono perché la struttura demografica nazionale è una struttura demografica
37:51molto sbilanciata sulle persone mature e anziane, quindi la sfida è quella di competere su abitudini
38:05televisive che stanno rapidamente cambiando, fermo restando che poi quando si raggiunge una certa
38:11età si cambiano anche abitudini e si può tornare alla tv lineare. Io credo che oggi non c'è più
38:21quel derby che ci ha appassionato tanto negli anni 90 e anche un po' dopo. Chi ha vinto la prima
38:31serata? Ha vinto Berlusconi o ha vinto la RAI? Era uno spettacolo nello spettacolo, si aspettavano
38:40i dati di sconto per vedere chi aveva vinto, come si aspettavano i risultati di una partita di calcio
38:46molto appassionante. Oggi chi deve occuparsi del futuro di Mediaset, che credo sia un impegno
38:54abbastanza complicato perché poi la figura di Silvio Berlusconi, anche se l'azienda forse se
39:01non entrava più nei tempi di Pippo Baudo a consigliare la vita quotidiana dell'azienda,
39:10era comunque una figura sempre di primo piano. Oggi chi si occupa di questo deve occuparsi di un
39:22mercato televisivo completamente cambiato e capire fino a quando le logiche della tv lineare
39:33tradizionale possono reggere e quanto si può cambiare al suo interno piuttosto che inventarsi
39:45dei canali, delle piattaforme dell'online tenendo fisso la grande produzione generalista. Questa è
39:58la scelta che credo si debba fare, ma lo devono fare prima o poi tutte le tv tradizionali. Per
40:09quanto poi ci sono dei segnali anche abbastanza strani, perché una delle grandi novità dell'anno
40:15prossimo dovrebbe essere il fatto che Discovery si fa un canale che assomiglia molto ai canali
40:22tradizionali, raccattando, coinvolgendo figure esponenti molto forti dei canali tradizionali.
40:31Quindi il mercato è molto mobile, decifrare dove si andrà e dove andrà Mediaset è difficile,
40:40certo è un rebus per tutti. E' una sfida che riguarda tutti gli editori, anche quelli locali,
40:47ma immaginiamo soprattutto i grandi colossi che poi sono quelli che ogni giorno si contendono
40:53l'affetta più consistente degli ascolti. Io ringrazio davvero di cuore per essere stato con
40:58noi questa sera il professor Giorgio Simonelli. Ovviamente avremo modo di seguire l'evoluzione
41:05di questo post berlusconismo in ambito televisivo, intanto grazie perché questa sera ci ha aiutato a
41:13tratteggiare una figura dell'editore che ha contribuito allo sviluppo del settore
41:18dell'emittenza privata in Italia negli ultimi quarantepass'anni. Professor Simonelli,
41:23grazie per essere stato con noi, buona serata a lei. Grazie a voi, buona serata. Grazie,
41:28grazie anche a voi che ci avete seguito fino a quest'ora. Adesso ci sono gli altri programmi
41:33della nostra emittente, noi di Extra torniamo domani come sempre. Buon proseguimento e alla
41:39prossima. Extra tutti i colori dell'attualità con Claudio Michalizio